Si mette male. Due aree cicloniche convergeranno verso l’Italia entro 48 ore

21.4 mm. è il computo relativo agli accumuli pluviometrici registratisi nell’appena trascorso weekend. Un fine settimana (temperature a parte) degno di marzo, ma che ben s’inquadra, anche in pieno giugno, nel lunghissimo periodo d’instabilità che ha caratterizzato tutta la seconda parte della stagione primaverile.

Da inizio aprile sono stati ben 29 i giorni piovosi, di cui 12 durante lo stesso aprile e 12 in maggio (in aprile di media ce ne sarebbero dovuti essere solo 6 e in maggio solo 5, perciò ve ne sono stati complessivamente più del doppio) e, almeno fino ad ora, 5 in giugno, a fronte di soli 3 giorni piovosi previsti dalle medie per tutto il mese corrente.

Insomma, la frequenza con cui eccezionalmente sta piovendo in questa bagnatissima primavera 2023 la dice lunga sulla tipologia di tempo instauratasi a causa di una perdurante assenza delle alte pressioni sul Mediterraneo e della conseguente concomitante radicazione sull’Europa meridionale di una lacuna barica all’interno della quale continuano ad affluire masse d’aria più fresche, e soprattutto molto instabili, all’origine della formazione di sistemi nuvolosi, specie di tipo termoconvettivo, anche molto intensi.

È finita qui? Non ancora!

Nel corso di questa settimana avremo ancora modo di constare la “predilezione” che l’instabilità atmosferica intenderà dimostrare con un’inusualissima pervicacia sulla nostra penisola. Difatti, entro 48 ore sull’Italia si daranno appuntamento due strutture depressionarie: la prima, inserita nell’ennesimo cavo d’onda depressionario in propagazione da ovest ad est; la seconda, strutturata a mo’ di “goccia fredda in quota” e attiva sulla Mitteleuropa, che andrà a dar forza e sostegno alla vorticità atmosferica della prima area ciclonica, gettando così le basi per condizioni di tempo a tratti anche molto perturbato, soprattutto tra le ultime ore di mercoledì 14 e il pomeriggio di venerdì 16.

Purtroppo, anche in questo nuovo contesto di maltempo saremo costretti a fare i conti con fenomenologia potenzialmente pericolosa per le aree a rischio di dissesto idrogeologico e per quelle zone (che saranno individuate più precisamente nel corso dei prossimi aggiornamenti) sulle quali l’intensità – e a tratti l’insistenza dei fenomeni temporaleschi – potranno dar luogo a nubifragi e conseguenti allagamenti, senza escludere la possibilità di trombe d’aria e grandinate.

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