Certamente tutti auspicavamo che i temporali previsti per questo pomeriggio non fossero in grado di creare danni, considerata la probabilità che si presentassero in forma localmente anche intensa. Constatare, tuttavia, che si paventasse il problema contrario, ossia che non piovesse affatto, beh questo è andato decisamente oltre le aspettative di chi vi scrive e rimarca l’annosa questione circa l’affidabilità di TUTTI i modelli matematici, che – chi più, chi meno – per oggi ponevano sul nostro territorio (nella media delle elaborazioni di ieri) quantitativi di pioggia che oscillavano grossomodo dai 10 ai 70 mm.!
Insomma – inutile nascondersi dietro un dito – un totale flop.
E quando le previsioni falliscono così rovinosamente, anche a 24 ore di distanza, le considerazioni che balzano immediatamente alla mente sono:
- Che ingenuità quella di chi pensa che una previsione a 5/10 giorni (o peggio anche oltre) possa essere affidabile sotto il profilo pluviometrico, quando invece, almeno in determinati casi (come quello di oggi), non si riesce a farlo neppure a 24 ore di distanza.
- Che assurdità quella di ritenere infallibile la propria app di riferimento per il meteo (qualunque essa sia), attribuendo valore assoluto anche ai decimali di millimetri espressi per le previsioni relative alla propria città, quando in taluni casi si può addirittura aprire un range di scarto, tra previsione e realtà, da 0 a 70 mm.
- Che illusione quella di credere che la meteorologia sia ormai in grado di anticiparci esattamente quel che accadrà, come se una “previsione” fosse una pre-visione di una realtà futura, scorta da chiaroveggenti attraverso una palla di cristallo.
- Che bel lavaggio del cervello ha avuto il demerito di operare certa informazione mediatica quando ha fatto credere ai più che l’umanità fosse giunta al punto di comprendere tutte le dinamiche dell’ancora incompresa complessità dell’atmosfera, un sistema caotico dove piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono portare a differenze significative nel comportamento del tempo anche a brevissima distanza (il fatidico “Effetto farfalla”).
Beninteso, con questo discorso nessuno intende dire che la meteorologia non abbia compiuto passi da gigante negli ultimi anni e che non sia in grado di offrire servizi professionali sempre più performanti e utili per la collettività. I miglioramenti nei modelli matematici, la maggiore disponibilità di dati satellitari e stazioni di rilevamento e l’uso di intelligenza artificiale e machine learning hanno contribuito a ridurre nel tempo gli scarti tra previsioni meteo e realtà. Tuttavia, rimane ancora una sfida significativa: comprendere che la straordinaria complessità dell’atmosfera in cui accadono le vicende meteorologiche non ci consente – e non ci consentirà mai – di carpire ogni risvolto di quel che accade “sopra di noi“, soprattutto nella considerazione:
- che per avere una previsione perfetta e inequivocabilmente esatta servirebbe una copertura completa e dettagliata dell’intero pianeta con sensori meteorologici ad alta risoluzione, che raccolgano dati in tempo reale su parametri come temperatura, pressione, umidità, vento, ecc.;
- che, pur avendo a disposizione tutta questa eccezionalmente immensa mole di dati, non si troverebbe mai un super mega computer in grado di analizzarli e di utilizzarli per una previsione che venga emessa prima che giunga il giorno per cui quella stessa previsione avrebbe avuto senso.
- che dovremmo accettare, prima o dopo, che la “finitezza” umana dovrebbe fare il paio con un atteggiamento di maggiore umiltà di fronte all’immensità delle realtà che non conosciamo appieno e che continuano a sfuggirci, forse anche per dimostrarci che siamo infinitamente piccoli al cospetto di tutto il creato.