E’ il giorno clou in stratosfera. Si sta compiendo proprio oggi il primo degli effetti che il forte surriscaldamento a circa 30.000 metri di altitudine sul Polo Nord (il cosiddetto “Stratwarming”) avrebbe potuto causare: la suddivisione in due lobi del Vortice Polare Stratosferico, il cosiddetto “split” del VPS.
La conseguenza più immediata e diretta di questo fenomeno è stata la formazione di un immenso anticiclone sull’area polare artica in sostituzione del grande e compatto Vortice Polare Stratosferico, che normalmente grava sulla calotta polare artica. A seguito di tale evento, si sta verificando l’inversione delle correnti con il capovolgimento di fronte del normale flusso zonale, ossia ovest-est, in flusso antizonale, ossia est-ovest.
Da ora in poi, l’attenzione di tutti i meteo-media e del mondo scientifico-meteorologico si concentrerà sulle ulteriori conseguenze che si registreranno, rispetto a tale dinamica di sconquasso ai piani alti dell’atmosfera, ai piani bassi, ovvero lo studio e la previsione del processo di propagazione dalla stratosfera alla troposfera (la porzione entro cui avvengono i fenomeni meteorologi che tutti viviamo in concreto) di tale scomposizione della normale configurazione barica ad alta quota.
Come già anticipato nei giorni scorsi, i modelli matematici hanno finora solo “fiutato” quel che potrebbe registrarsi alle altezze di geopotenziale che usualmente si sondano per scorgere la dislocazione geografica dei vari sistemi di alte e basse pressioni, ma nessuno di essi finora ha davvero fornito una convincente proiezione che soddisfacesse appieno, quanto meno per continuità di riproposizione tra un aggiornamento e il successivo, un quadro logico di sviluppo, e né – a dirla tutta – avrebbero potuto generarla compiutamente giacché trattasi di conseguenze del processo di trasferimento da stratosfera a troposfera che si attuano non prima di 7/10 giorni.
Beninteso, dati alla mano, nessuno si attende inequivocabilmente che le conseguenze per il nostro Paese debbano automaticamente rivelarsi quelle legate ad un evento storico o eccezionale di freddo. Quel che ci si attende è però un esito dell’ultima parte dell’Inverno 2018 diametralmente opposta a quella vissuta fino ai primi di febbraio. Se poi tale “rivoluzione” rappresenterà semplicemente un forte dinamismo (possibili irruzioni fredde alternate a onde più calde) o passerà invece dalla riproposizione degli effetti gelidi e nevosi che alcuni eventi storici di Stratwarming hanno prodotto sull’Italia in passato, ancora non è dato saperlo, ma sarà molto appassionante scoprirlo nei prossimi aggiornamenti. Seguite MC.