Quella appena trascorsa, dopo l’afflusso freddo che ha fatto seguito al passaggio del fronte di lunedì, è stata una notte particolarmente fredda con minima di 3.2°C, sufficiente ad imbiancare di brina le auto, i tetti e i campi. In periferia si è scesi fino a 0°C e la brinata, ampiamente prevista, là è risultata estesa e piuttosto intensa.
L’inverno per ora – in costanza di alta pressione – si sta materializzando soltanto così, cioè per mezzo del forte irraggiamento notturno che consente una perdita notevole di calore durante le notti stellate, con conseguente raffreddamento degli strati prossimi al suolo, ove si accumula aria fredda.
Quanto invece alle ondate di freddo vere e proprie, al momento regna la massima incertezza tra i modelli matematici, con evidenti scostamenti non solo tra le diverse “scuole di pensiero modellistiche”, ma anche all’interno di uno stesso modello tra un’emissione e quella immediatamente successiva.
Alla base di queste rilevanti discordanze, davvero problematiche – per una quanto meno sufficientemente attendibile previsione nel breve/medio termine, figuriamoci per il lungo! – ci sono le forti anomalie altopressorie in giro per l’Europa centro-settentrionale, l’Artico molto più caldo del normale, le enormi difficoltà a prevedere le retrogradazioni fredde da est, le complicanze (leggasi interferenze, confluenze = instabilità atmosferica potenziale) di tutti questi fattori in ambito afro-mediterraneo.
Ci si capisce davvero poco del coacervo di carte e numeri che i previsori devono fare propri per addivenire ad un quadro quanto meno comprensibile della possibile evoluzione meteo per la seconda quindicina di dicembre, ma con il passare dei giorni sembra che, prima o dopo, qualcosa di “esplosivo” possa davvero accadere.