Malgrado tutta l’Europa si ritrovi sotto forti anomalie pressorie di tipo positivo, e ciò significa che un vasto e potente campo di pressioni ben superiori alla norma è esteso su buona parte del continente (lasciando sostanzialmente l’inverno solo all’Islanda e alle estremità orientali dell’Europa), il nostro settore in questi giorni conserva comunque una minima parvenza di inverno, almeno sotto il profilo termico, con valori grossomodo ancora rientranti nell’ambito delle medie stagionali.
Non andrà invece allo stesso modo nel corso dei prossimi giorni, poiché la persistenza dei regimi anticiclonici e l’affievolimento delle correnti settentrionali, che nel corso degli ultimi giorni hanno contribuito a raffreddare l’aria, determineranno una tendenza ad una lieve crescita delle temperature, evidenziando anche da noi la quasi totale latitanza della stagione invernale.
E questo stato di cose non sembra potersi modificare né a medio né a lungo termine. Anzi, se per questa settimana prevarrà il sole e assisteremo ad un graduale innalzamento delle temperature, è assai probabile che, oltre alla stabilità atmosferica, per la prossima settimana (che in teoria dovrebbe rappresentare il periodo statisticamente più freddo dell’anno dalle nostre parti) si accentui ulteriormente il divario tra quel che ci si aspetterebbe dal freddo febbraio e quel che in realtà potrebbe concretizzarsi, con anomalie termiche ancor più stridenti.
Una prima decade di febbraio a temperature massime comprese tra i 15 e i 20 gradi rappresenterebbe non solo un’anomalia meteorologica a forte impatto mediatico, ma anche – ed è quel che importa maggiormente – una iattura per il mondo agricolo, giacché a quel punto il risveglio delle colture arboree (specie i nostri mandorli) sarebbe inevitabile, e con esso anche l’allarme per le crescenti probabilità di danni all’agricoltura in caso di freddo tardivo post fioritura.