Dopo il passaggio perturbato di ieri (4.3 mm. di pioggia caduti), l’alta pressione si rimette in piedi più forte che mai e nei prossimi giorni si rafforzerà ulteriormente andando a piazzare il suo quartier generale sull’Europa orientale. Con il contributo di un’altra cellula anticiclonica di natura atlantica, nel fine settimana avrà occupato gran parte del centro-sud del continente e graverà sulle nostre teste con valori si pressione anche superiori ai 1035 hPa.
Con quali effetti per il nostro settore?
Ovviamente, il primo effetto dell’alta pressione è l’azzeramento delle possibilità di piogge grazie alle correnti discendenti che inibiscono la formazione di nubi significative. Il secondo effetto, tuttavia, sarà quello dell’aggravamento della qualità dell’aria per via del ristagno nei bassi strati di umidità e inquinanti; conseguente terzo effetto sarà l’elevata probabilità che tale stagnazione porti alla formazione di dense foschie e nebbie, che – specie da venerdì – potrebbero presentarsi fitte di notte e sotto forma di nubi basse anche per parte delle ore diurne. Quarto ed ultimo effetto quello riguardante il fattore termico: l’elevata pressione atmosferica favorirà una notevole escursione termica, con giornate abbastanza gradevoli (data la stagione), ma notti decisamente fredde (con 8/10 gradi di scarto tra minime e massime) che faciliteranno la formazione di gelate quanto meno nelle aree periferiche, oltre che nelle campagne.
Dov’è la via d’uscita?
Tramontata l’ipotesi (che fino a ieri teneva banco per le sorti del tempo per il fine settimana) di un’interferenza sul finire di questa settimana di una depressione afro-mediterranea in grado di generare acute condizioni di perturbabilità su buona parte d’Italia – per via della confluenza tra masse d’aria di diversa estrazione – oggi i modelli brancolano nel buio e se l’americano GFS vede la possibilità che dal 20/21 dicembre si faccia di nuovo risentire il freddo respiro russo sull’Italia, per mezzo dell’azione retrograda di un grosso nocciolo gelido in grado (in ipotesi) di raggelare parte d’Italia proprio a ridosso del Natale, ve ne sono altri che smentiscono questa possibilità o ne limitano fortemente le potenzialità. E’ chiaro che l’affidabilità di questa indicazione, e soprattutto l’esatta traiettoria di questa ipotetica insidia russo-siberiana, è ben lungi dal poter essere presa in considerazione al momento anche solo per tracciare una linea evolutiva, figuriamoci per una previsione.
Per ora perciò si naviga a vista. E per ora becchiamoci questo finale d’autunno in compagnia del solito onnipotente anticiclone.