Caro Presidente,
è comprensibile, per il Suo alto profilo istituzionale e per la generosa ed apprezzabile preoccupazione di salvaguardare il Popolo che rappresenta, il Suo monito odierno sui rischi dei cambiamenti climatici, ricavabile dal discorso pronunciato al Teatro comunale di Belluno, dopo avere reso omaggio alle duemila vittime della tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963.
Per questo e per altri evidenti motivi di solidarietà, mi appare scontato, oltre che ampiamente condivisibile, il senso delle Sue parole anche quando parla della Repubblica come di un’istituzione che sarebbe «in qualche modo responsabile di quanto avviene sul suo territorio» e che è «al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso a causare immani sciagure».
Entrando nel merito del Suo pur pregevole e responsabile discorso, rifletto, tuttavia, sul senso di alcune parole da Lei pronunciate e sui destinatari delle medesime, differenziando inevitabilmente ciò che è diretta responsabilità degli amministratori della Cosa pubblica da ciò che non lo è e non potrà mai esserlo. A ben vedere, infatti, sul tema ambientalista quelle parole credo che non possano che pesare come macigni verso chi ha omesso il controllo di ciò che era controllabile o nei confronti di coloro che hanno concesso (vedi il caso delle autorizzazioni edilizie nei territori a rischio idrogeologico) ciò che era non concedibile. Nondimeno, non riesco a capacitarmi di come frasi quali «Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale» possano trovare un riscontro plausibile nei confronti di chi – decisori delle politiche ambientaliste a scala globale – a Suo giudizio possa essere il fautore di un incisivo e controllabile cambio di rotta del clima.
Pur con estremo rispetto e con grande comprensione per quello che sarà certamente un fine bonario e altamente qualificante del Suo discorso, Le chiedo, caro Presidente, come è possibile che Lei, come tanti oggi giorno, abbiano sviluppato questo insensato atteggiamento di superiorità nei confronti di ciò che regola il clima al punto tale da avere non solo la presunzione di conoscerne ogni prerogativa o meccanismo di causa ed effetto, ma anche l’arroganza di poterlo controllare.
Caro Presidente, finché il suo monito è per coloro che non puliscono gli alvei dei fiumi affinché il loro corso durante le piene non sia deviato o costretto ad esondare, oppure per gli amministratori che non abbattono le case abusive costruite in zone alluvionali, oppure ancora per chi non rispetta le più elementari regole di civiltà in tema ambientalista, tutto appare oltremodo condivisibile, oltre che giustificato e meritevole di attenzione e seria valutazione. Come non essere d’accordo, ad esempio, quando Lei dichiara: «La natura ci chiede rispetto: siamo tutti responsabili della tutela degli eco-sistemi»? Se invece – come temo – il senso complessivo del discorso da Lei pronunciato oggi mira a rinforzare la convinzione – la stessa che i media da anni ormai cercano di inculcare a quel Popolo che Lei rappresenta – circa la presunta causa antropica del surriscaldamento globale e, conseguentemente, dei danni da esso derivanti – allora chi ha avuto l’ardire di scriverLe si permette di farLe una critica circostanziata alla luce di tutti gli studi finora compiuti, non di certo dal sottoscritto, ma da autorevoli scienziati della materia climatologica, che confutano agevolmente l’impostazione ideologica ricorrente sul Global Warming, ricordando semplicemente che le bufere di vento, le giornate di caldo soffocante, gli sbalzi termici stridenti, i terribili temporali, le trombe d’aria e persino i tornado o quelle che alcuni, visto che siamo in tema di esagerazioni mediatiche, continuano a chiamare “bombe d’acqua”, sono fenomeni meteorologici che da sempre esistono anche sulla nostra bella Italia e sono documentati negli archivi meteorologici di tutta la Terra, rappresentando indubitabilmente la storia climatologica del nostro pianeta.
Caro Presidente, ha mai sentito parlare della controversia circa l’”Hokey stick” sull’andamento della temperatura media globale negli ultimi 1000 anni dalla quale si evince chiaramente che nel Medioevo vi fu un considerevole aumento delle temperature, nonostante che non fosse neppure immaginabile dai nostri avi l’era industriale con i suoi gas serra? Ha forse dimenticato che è il Sole il vero motore del clima sull’intero sistema solare, come ribadito a più riprese dai più illustri ed apprezzati studiosi di tutto il mondo, e che ad esso andrebbero attribuite le maggiori variazioni climatiche che da sempre hanno condizionato la vita sul pianeta Terra? E per ultimo, non pensa che gli eventi catastrofici del passato, se avessero avuto la medesima enfasi con cui oggi anche una semplice grandinata viene trattata dai media come se rappresentasse la fine imminente del mondo, avrebbero potuto rappresentare una più equilibrata base di confronto sulla climatologia, senza la necessità, ormai apparentemente irrinunciabile, di dover presentare ogni evento estremo come un “record assoluto”, “una cosa mai vista” o “l’orlo di una crisi climatica globale”, ahimè, come oggi da Lei pronunciato?
Ebbene, se Lei riuscisse, dall’alto del Colle in cui risiede, a guardare tutto con più accortezza e maggiore distacco, forse anche il suo discorso odierno sarebbe potuto essere meno mediaticamente enfatico e chissà, proprio per questo, più rivoluzionario e prodigo di effetti.