La prima volta in cui si raggiungono i 30 gradi a primavera inoltrata, così come la prima volta in cui la colonnina si spinge alla tacca dei 20 gradi tra fine inverno e inizio primavera, rappresenta una tappa fondamentale dell’andamento termico di una stagione, oltre che un valido indicatore delle sue peculiarità.
In questo 2023 abbiamo dovuto attendere l’ultimo giorno della primavera per acciuffare la fatidica soglia che ci spinge a tutti gli effetti nel clima estivo. Decisamente in ritardo, rispetto agli altri anni (eccetto il 2014 durante il quale dovemmo aspettare fino al 23 di giugno), considerato che il valore mediano degli ultimi 11 anni presi in considerazione dal grafico riportato in copertina è il 27 maggio.
Di certo fa una certa impressione pensare che, invece, nel caldissimo 2018 la tacca dei 30 gradi fu raggiunta addirittura il 26 aprile e preparò, nei giorni seguenti. la Festa d’Aprile più calda che si ricordi a memoria d’uomo. Chissà se questo straordinario ritardo del 2023 non sia il segno di una stagione estiva e, complessivamente, di un’annata con temperature più mediterranee che africane.