L’abbiamo vissuta tutti con un certo grado di angoscia e tutti avevamo l’impressione che, una volta tirate le somme, dalla percezione saremmo passati alla piena consapevolezza: quella di aver vissuto un’estate storica.
Estate 2021, la stagione più calda di sempre
Dati alla mano (validate le risultanze della stazione meteo, fatte le medie dei tre mesi che secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale compongono la stagione estiva, ossia giugno, luglio e agosto, e confrontati i dati con le passate stagioni, a partire dal 1960) l’Estate 2021 è stata la stagione più calda di sempre con una media (tra minime a massime di tutti e tre i mesi presi in considerazione) di 26,65°C, a fronte di una media statistica di 23,43°C, ossia con ben 3,22°C di media in eccesso.
Punte massime di calore e persistenza
Rispetto alle “calienti” altre estati che occupano il podio di questa speciale classifica “hot” delle stagioni più calde, ossia 2012 e 2003, quel che balza agli occhi di questa straordinaria stagione sono anche le punte massime registrate. I 41.1°C sono stati raggiunti per ben due volte, il 24 giugno e il 1° agosto, e si sono comunque superati i 40 gradi anche in un’altra occasione, il 29 luglio, al contrario di quel che è accaduto nelle altre estati molto, o persistentemente, calde durante le quali, tuttavia, i 40 gradi non venivano neppure sfiorati. Prima di quest’estate infuocata, infatti, risale al luglio 2009 l’ultima volta in cui su Castellana i valori termici superassero i 40°C.
Peraltro, per ben 28 giorni (molti dei quali anche consecutivi) le temperature massime registrate dalle nostre parti sono state ricomprese in un range tra i 35 e i 40 gradi, ossia con persistenti anomalie termiche positive comprese tra i 4 e i 9 gradi oltre le medie del periodo.
La seconda estate in assoluto più siccitosa
Ma non basta! A rimarcare l’anomalo andamento della stagione e a renderla sgradita non solo a chi ha maledettamente sofferto di caldo, ma anche alla povera vegetazione delle nostre campagne, che ha sofferto anche di sete, è stato l’allarmante dato pluviometrico. In tre mesi sono caduti soltanto 12.6 mm. di pioggia a fronte di una sommatoria statistica dei tre mesi presi in considerazione di 86 mm., dunque con uno scarto di oltre l’85% in meno.
Trend pluviometrico annuo a -56.7%
Se a questo sconfortante dato, che pone l’Estate 2021 al 2° posto tra le estati più siccitose, dopo l’aridissima stagione del 2001 (solo 10 mm. caduti), si aggiunge anche la considerazione che anche aprile e soprattutto maggio sono stati mesi tremendamente siccitosi, si ricava un altro valore eclatante, quello del trend pluviometrico annuo: -56.7%. È il parametro che certifica che, anche qualora durante l’autunno dovesse cadere un quantitativo di pioggia normale per detta stagione, la risultanza complessiva dal punto di vista pluviometrico nel 2021 farebbe mancare all’appello quasi la metà della cumulata medio-statistica prevista per l’intero anno. Difatti, il dato pluviometrico al 31 agosto è fermo a poco più di 206 mm. di accumulo, ossia a solo il 31.8% del quantitativo medio che dovrebbe accumularsi durante l’intero arco annuale.
Autunno 2021, la toppa potrebbe essere peggiore dello strappo
Va aggiunto, infine, che sperare che vi sia nell’ultima tranche annuale un recupero del quantitativo fin qui perso potrebbe rivelarsi peggiore del danno sin qui subito. Recuperare infatti quasi il 70% del totale pluviometrico annuo in poco più di tre mesi significherebbe registrare accumuli pluviometrici che con ogni probabilità risulterebbero eccessivi, cadendo – come spesso ormai accade – in spazi temporali molto limitati e con un’intensità tale da presupporre che la toppa risulterebbe peggiore dello strappo.
E, purtroppo, questa è un’eventualità non così remota, poiché il surplus termico che hanno accumulato i mari durante questa bollente estate resterà per mesi ancora come una spada di Damocle per molte regioni italiane. Quell’energia, infatti, è lì pronta per essere spesa dall’atmosfera – non appena gliene sarà offerta la possibilità con l’arrivo delle prime masse d’aria più fresche ed instabili – e trasformata in fenomenologia potenzialmente violenta, oltre che abbondante.