Come ricorderemo l’appena trascorso 2021 dal punto di vista meteo?
Senza scendere subito nei dettagli, basterà intanto solo un numero per memorizzare le peculiarità che hanno contraddistinto lo scorso anno sotto i due principali aspetti che compongono ogni bilancio meteo, ossia il fattore termico e quello pluviometrico. E quel numero è il 4.
Il riferimento numerico è alle classifiche che Meteo Castellana ha stilato prendendo in esame i dati storici, rivenienti dalle rilevazioni della Rete di monitoraggio e dai dati meteo-idrometrici del Servizio Idrografico della Regione Puglia e, dal 2001, dai dati ricavati dalle elaborazioni della stazione di Meteo Castellana.
Il 2021 è difatti risultato, nella classifica generale degli anni che vanno dal 1958 (da quando si hanno dati scientifici a diposizione) al 2021, il 4° anno più caldo in assoluto, mentre nella classifica generale degli anni che vanno dal 1923 (da quando si hanno dati scientifici a diposizione) al 2021, il periodo appena trascorso è stato il 4° anno in assoluto più siccitoso.
Fattore termico
Su una media storica per Castellana di 15.42°C (media statistica delle minime e delle massime degli ultimi cinquant’anni), l’anno preso in considerazione ha registrato un valore medio di 16.66°C, con uno scarto di +1.24°C.
Il 24 giugno e il 1° agosto sono state le giornate più calde in assoluto, con 41.1°C, un valore, peraltro, che non si raggiungeva da 11 anni, ossia dal 24 luglio 2009, quando si registrarono ben 43.7°C.
Il mese clou della lunga e caldissima estate vissuta lo scorso anno è stato luglio. Con 27.9°C di media, il secondo mese dell’estate meteorologica non solo è stato il più caldo del 2021 e quello in cui si è realizzato il maggiore scarto rispetto alla media degli altri mesi del medesimo anno (+3.1°C), ma si è rivelato anche come il mese in assoluto più caldo dal 1958 ad oggi.
Non è stato da meno anche agosto, anch’esso rivelatosi il più caldo agosto di sempre (almeno da quando si rilevano dati scientifici), ma è restato indietro di mezzo grado (27.4°C di media) rispetto al bollente luglio.
Al contrario, sul fronte del “freddo” (termine ormai abusato rispetto al vero freddo che si registrava in passato) va solo sottolineato che nel 2021 vi sono stati quattro giorni isolati, uno per ciascun mese (da gennaio ad aprile), durante i quali la colonnina di mercurio è scesa, seppur di poco, sotto lo zero, con il minimo assoluto raggiunto il 17 febbraio (giorno più freddo dell’anno con -0.8°C). Ciononostante, va comunque rimarcata la tardiva brinata del 9 aprile 2021, con -0.2°C.
È stato gennaio, invece, il mese più freddo (7.8°C di media), ma a fronte di una media statistica del primo mese dell’anno di 7.5°C. Quindi, anche il mese risultato più freddo è stato comunque più caldo del normale di 0.3°C. Il mese che invece è risultato il più freddo dell’anno rispetto alla media è stato ottobre (-1°).
Fattore pluviometrico
Come anticipato in apertura, il 2021 è stato il 4° anno in assoluto più siccitoso. La cumulata annua è stata di soli 411.4 mm., con oltre 236 mm. mancati al computo della media statistica (648 mm.), con un deficit pluviometrico enorme, che ammonta al 36.5%.
E se agosto è risultato il mese meno piovoso, con soltanto 1.6 mm. di cumulata, va rimarcato che buona parte del semestre caldo ha segnato scarti pluviometrici di tutto rilievo, partendo proprio da oltre il 94% di piovosità in meno di agosto, per giungere al -92% di maggio e a quasi l’87% in meno di luglio.
Non si è trattato, tuttavia, solo di un anno complessivamente avaro di piogge. Quel che soprattutto va sottolineata è l’instaurazione di una lunga fase siccitosa, che quasi ininterrottamente ha coperto quasi 140 giorni, abbracciando sostanzialmente il periodo che va dal 25 aprile all’11 settembre.
Persino il giorno più piovoso nel 2021 – risultato il 13 febbraio – non è neppure riuscito ad accumulare 35 mm. di pioggia. Nulla in confronto alle annate più piovose durante le quali si sono facilmente scavallati i 50 mm. di accumulo, senza pensare alle volte (queste però davvero rare) in cui le cumulate abbiano superato persino i 100 mm. giornalieri.
Novembre è stato comunque il mese più piovoso, oltre che quello che ha fatto registrare lo scostamento maggiore rispetto alla sua media statistica (+10.3%).
Considerazioni finali di ordine climatologico
La mole di dati sin qui raccolti annualmente ci consente di poter dare uno sguardo anche alle tendenze che nel corso del tempo sono maturate sul nostro territorio e che impattano non tanto sul fattore strettamente meteorologico, che riguarda più che altro il bilancio annuale, quanto su quello di ordine climatologico, che concerne invece l’andamento generale del clima, calcolato su diversi anni. Per parlare con cognizione di causa – e con dati scientifici alla mano – di tale questione, infatti, l’ordine di grandezza su cui poter argomentare della questione climatica, e su tutto ciò che rileva i cambiamenti climatici in atto, è quanto meno un trentennio. E le considerazioni finali di seguito esposte riguardano infatti ben 64 anni per ciò che concerne le temperature e addirittura 96 anni per quel che riguarda la piovosità.
Ed ecco le conclusioni:
- Dall’andamento termico sotto riportato, è evidente come, anche su Castellana, sia in atto un continuo trend di aumento delle temperature, iniziato sin dai primi anni ’70 del Novecento e culminato nell’anno più caldo (dal 1958) in assoluto, ossia il 2018. Se nella figura 1 si osserva la linea di tendenza (in giallo), la curva di crescita è tuttavia di gran lunga maggiore tra gli anni ’80 e gli anni ’90 del secolo scorso, mentre appare chiaramente un rallentamento del trend di crescita nell’ultimo decennio. Complessivamente, la temperatura negli ultimi 64 anni (mediante l’analisi effettuata con il modello “sloped steps”, dopo aver identificato un changepoint nel 1976, ossia un trend negativo dal 1958 al 1976 pari a -1.66°C e un trend positivo dal 1977 al 2021 di +2.80°C) è cresciuta su Castellana complessivamente di 1.14°C.
- Dall’andamento pluviometrico sotto riportato, invece, appaiono in bella evidenza nel corso di tutto il periodo preso in considerazione quattro distinti periodi di consistente piovosità sul nostro territorio, alternati a tre fasi di piovosità ben più modesta. La prima delle quattro ondulazioni, che racchiudono i periodi di maggiore piovosità, abbraccia il periodo dal 1929 al 1939; la seconda, dell’ampiezza maggiore rispetto alle altre, è relativa agli anni che vanno dal 1956 al 1978; la terza va dal 1993 al 2010; mentre l’ultima (la più piccola, ma che potrebbe anche non essere ancora completa o ben definita, visto che potrebbe proseguire negli anni a venire) è quella che ha caratterizzato gli anni dal 2018 al 2020. Complessivamente, in 96 anni di osservazioni, e secondo il metodo della regressione lineare, la piovosità media su Castellana è crescita dell’1.19%.
In sintesi, perciò, appare abbastanza significativo, e in linea con le rilevazioni mondiali concernenti il Riscaldamento Globale, il dato della crescita delle temperature medie sul nostro paese, sebbene si confermi un’apprezzabile decelerazione del trend termico in aumento nel corso del nuovo millennio, poco sottolineato dal mainstream mediatico. Molto meno in linea con le apocalittiche previsioni di desertificazione incombente, annesse al Global Warming, invece, è il dato sulla piovosità, che seppur non presenti un trend significativo, omogeneo e ben identificabile nel corso di quasi un secolo di rilevazioni, di certo non lascia intravedere alcuna tendenza all’accelerazione del processo di decrescita della piovosità, così com’era stato ampiamente descritto nelle nefaste proiezioni dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change.
Non è questa la sede per affrontare le cause del Riscaldamento Globale, non tanto, o non solo, per la complessità e la vastità dell’argomento (oltre che per le diversità di vedute ancora esistenti nel mondo scientifico a riguardo), quanto soprattutto per una considerazione, apparentemente banale ma – a modo di vedere di chi vi scrive – immanentemente realistica: della Scienza del Clima e dei meccanismi che la regolano e ne determinano le fluttuazioni su periodi molto lunghi, l’uomo ne sa ancora troppo poco per avere la presunzione di affermare che l’unica causa del surriscaldamento globale sia quella dovuta all’uomo (cause antropiche). Esistono studi, ipotesi, teorie – certamente ancora da vagliare attentamente – che ragionano attorno a concause tutt’altro che secondarie, prima fra tutte l’attività solare. Ma questa è tutta un’altra storia.
Francesco Costante