Il Grande Freddo - Parte I

Il Grande Freddo – Prima parte: cause scatenanti, configurazioni bariche tipiche ed effetti

Statisticamente, ci avviciniamo al periodo più freddo dell’anno. I giorni compresi tra la fine della prima e l’inizio della seconda decade di febbraio rappresentano il momento in cui, secondo i dati raccolti negli ultimi 40 anni, si registrano le temperature più basse.

Eccezioni e variazioni climatiche

Questi dati rappresentano medie statistiche, quindi non significa che ogni anno in questo periodo si registrino temperature rigide, né che dopo il 15 febbraio le temperature aumentino necessariamente. Alcuni inverni hanno mostrato il loro “cuore freddo” in periodi diversi, come la fine di febbraio o addirittura marzo.

I giorni “più nevosi”

Secondo le statistiche, il 6 e il 7 febbraio risultano essere i giorni con la più alta probabilità di nevicate nella zona di Castellana e dintorni. In 68 anni, la neve è caduta in questi giorni per ben quattro volte, come documentato nel reportage ”Le tappe della dama bianca sulla città delle grotte dal 1956 a oggi”, pubblicato da Meteo Castellana.

La dinamica delle nevicate

Curiosamente, fatta eccezione per il mitico, straordinario 1956, le nevicate più significative a Castellana non si sono verificate nei periodi statisticamente più freddi, ma in momenti diversi: marzo 1987, gennaio 1993 e fine 2014. Questo dimostra che per un evento nevoso non sono sufficienti temperature rigide, ma servono configurazioni meteorologiche specifiche, un mix complesso di interazione tra diversi fattori.

Condizioni necessarie per freddo e neve sul nostro territorio

Perché si verifichi una nevicata significativa, è necessario un pattern meteorologico che comporti un’inversione del flusso delle correnti. Se il flusso atmosferico segue una configurazione zonale (da ovest verso est), le perturbazioni portano aria umida ma non necessariamente fredda. Invece, quando le correnti si muovono da est verso ovest, l’aria gelida dell’Europa orientale o della Russia può raggiungere l’Europa centrale e meridionale, portando ondate di freddo.

Le tre grandi configurazioni bariche apportatrici di freddo

Esistono tre principali configurazioni meteorologiche in grado di determinare intense ondate di gelo in Europa:

  1. La grande cellula di alta pressione sui comparti settentrionali dell’Europa (Anticiclone Scandinavo o Anticiclone di blocco sull’Europa nord-occidentale)
  2. Una estesa e possente cellula di alta pressione al suolo formatasi sotto il peso del grande freddo delle pianure sarmatico-danubiane o delle steppe russo-siberiane (Anticiclone Russo-Siberiano)
  3. Una figura barica ibrida, costituita da un lungo e stretto ponte anticiclonico che fonde due diversi tipi di alta pressione: l’Anticiclone atlantico e quello Russo-Siberiano, mediante il cosiddetto “Ponte di Woejkov”, il canale altopressorio in grado di pescare aria gelida dai settori nord-orientali europei, come la Penisola di Kola, le Isole Svalbard, il Mare di Kara o la Nuova Zemlja, oppure dai settori più meridionali, ma di certo non meno freddi, come le immense distese ghiacciate del Bassopiano Sarmatico.

Aleksandr Ivanovič Voejkov

È stato un meteorologo, climatologo e geografo russo di grande rilievo nel XIX secolo. Analizzò l’influenza dei venti, delle precipitazioni e dell’evaporazione sulla distribuzione climatica mondiale ed è noto per aver identificato e descritto la zona di alta pressione invernale che influenza il clima tra Europa e Asia e che negli anni passati è stata la causa di grandi irruzioni di aria fredda dall’Est Europa e dalla Russia, responsabili delle invernate più dure che si ricordino.

Queste figure bariche, una sorta di “grandi potenze” meteorologiche a livello continentale, sono le dirette responsabili dell’inversione delle correnti e, in conseguenza di ciò, delle cosiddette “retrogressioni fredde da est”.

Il ruolo della Forza di Coriolis

La Forza di Coriolis è un fenomeno causato dalla rotazione terrestre che influisce sul moto degli oggetti. Quando un oggetto si sposta su una superficie rotante come la Terra, la velocità di rotazione su tale superficie tende a deviare la sua traiettoria: nell’emisfero settentrionale tale deviazione sposta gli oggetti in movimento verso destra (ossia da ovest verso est), mentre nell’emisfero meridionale verso sinistra (da est verso ovest).

Ecco perché si parla di inversione delle correnti, e nello specifico di “retrogressioni” da est, quando si parla, sul nostro emisfero boreale, di correnti provenienti dal comparto orientale del continente euroasiatico.

Lo Stratwarming e il Vortice Polare

Uno dei fenomeni più influenti nel determinare ondate di freddo è il riscaldamento stratosferico improvviso (Stratwarming), che si verifica quando la temperatura nella stratosfera (10-50 km di altitudine) aumenta rapidamente di diverse decine di gradi in pochi giorni. Ciò può indebolire il Vortice Polare Stratosferico, con ripercussioni anche sul Vortice Polare Troposferico, generando:

  • un suo spostamento dalla sede originaria (cosiddetto “Displacement” del VP)
  • una sua rottura (cosiddetto “Split” del VP)
  • una conseguente scissione in due o più lobi (cosiddetta “Bilobazione” del VP)

La destrutturazione del Vortice Polare Troposferico è quasi sempre all’origine di scompensi di rimarchevole portata nella normale collocazione delle diverse masse d’aria che impattano sul nostro continente, favorendo la discesa di quelle più fredde verso le basse latitudini e la risalita di quelle più calde verso le alte.

Eventi storici di gelo estremo da conseguenze stratosferiche

Esempi di ondate di gelo storiche associate a questi fenomeni includono:

  • Gennaio 1985: un’ondata di gelo colpì l’Europa e l’Italia, con temperature eccezionalmente basse.
  • Febbraio 2012: nevicate straordinarie soprattutto nel Centro Italia con accumuli anche superiori ai 2 metri.
  • Febbraio 2018: il fenomeno noto come “Burian” portò freddo e neve in molte nazioni europee.

Conclusioni

Nella seconda parte dell’approfondimento di Meteo Castellana sul Grande Freddo analizzeremo se le condizioni attuali possano realmente prospettare un ritorno a un “Inverno d’altri tempi” o se vivremo un’ultima parte della stagione, magari più fredda di quelle vissute negli ultimi anni, ma non di certo eccezionale.

Fine della prima parte.

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