Acclarato che succederà poco o nulla, tanto nel prossimo weekend quanto nei giorni a seguire fino al termine di gennaio, è ovvio che l’attenzione si sposti ormai su quello che potrebbe accadere dai primi di febbraio in poi.
E sotto questo profilo, da qualche giorno ormai la modellistica internazionale sfoggia scenari sempre più accattivanti, che se fino a ieri si suddividevano in due grossi tronconi (il ritorno delle piogge in grande stile, da un lato, e l’arrivo del freddo o del gelo, dall’altro), oggi le ipotesi in campo sembrano più conformarsi più verso il grande freddo.
Ciò nondimeno, restano ancora diversi elementi che andranno inevitabilmente chiariti alla luce dei prossimi aggiornamenti, non foss’altro che per due ordini di motivi:
- La scadenza previsionale (8-10 giorni), che è ancora molto lunga per poter prendere seriamente in considerazione l’avvento di una seria e corposa opzione “freddo intenso” per la nostra penisola;
- i tantissimi intoppi (improvvisa ripresa del Flusso atlantico, esatta collocazione dei minimi barici al suolo, esatta traiettoria della bordata fredda, e via dicendo), che fin quasi all’ultimo ci terranno col fiato sospeso, nell’attesa di comprendere esattamente se questo Inverno 2018 ci terrà veramente o no a lasciare almeno un segno del suo passaggio sull’Italia oppure se intenderà alla fine essere ricordato solo per i quantitativi abnormi di neve caduti sulle Alpi.
A confermare, da un lato, le incertezze fisiologiche di una prospettiva a lungo termine, come quella di cui stiamo parlando, quanto la tendenza sempre più netta verso una fase comunque decisamente più fredda di quella attuale, c’è il “Diagramma Ensemble” del modello europeo ECMWF, il quale, seppur tra le tante ipotesi ancora in campo – rappresentate dalle diverse linee colorate che descrivono il trend termico dei diversi “dati perturbativi”, mostra, come trend prevalente (la linea gialla in evidenza), una netta tendenza ad un brusco raffreddamento a partire dal 3 febbraio.
Ciò detto, va da sé che ad oggi almeno una certezza sembra sussistere: dai primi di febbraio in poi, il quadro barico potrebbe cambiare radicalmente, e se eventualmente di “Inverno Nevoso” non dovesse trattarsi, appare quanto meno realistico immaginare che comunque la seconda parte della stagione, o, male che vada, una buona parte della prima metà di febbraio, possa configurarsi in modo ben diverso rispetto a quel che sinora questa scialba stagione ci ha fatto vivere.