Siamo agli sgoccioli di questo autunno. Altri 6 giorni e partirà ufficialmente, con il Solstizio, l’Inverno 2021-22. Non terminerà questa stagione, tuttavia, prima che una – inizialmente vista come spavalda, ora quasi completamente inquadrata come discreta – irruzione d’aria fredda di pieno stampo invernale si avventuri verso l’Italia, compiendo un lungo percorso che dal Mar Glaciale Artico la condurrà verso il Bel Paese passando prima per la Penisola Scandinava e poi per le nazioni dell’Est Europa.
Avrete sentito certamente parlare di freddo dalla Russia, ma le correnti che giungeranno al suolo non proverranno di certo dalle lontane steppe dell’Europa orientale, ma dal Circolo Polare Artico. Semmai, è la massa d’aria fredda in quota che giunge dall’Artico continentale, ma questo è tutt’altro!
Irruzione fredda, provenienza e durata
Si tratterà, tutto sommato, di una veloce rasoiata fredda, che tra sabato e domenica interesserà in modo particolare il medio Adriatico e il sud peninsulare dell’Italia, colpendo tuttavia in maniera più netta e decisa i Balcani, le nazioni che si affacciano sul Mar Nero e in generale l’area Carpatico-Danubiana. Lì certamente il freddo russo si avvertirà. Noi ne sperimenteremo invece solo una piccola porzione sulla nostra pelle.
Già a partire da venerdì sera avvertiremo i primi brividi di freddo, sebbene indotti più che altro dall’intensificazione dei venti di Tramontana e Grecale; saranno invece le intere giornate di sabato e di domenica a rappresentare termicamente la fase clou dell’irruzione fredda di origine artica, che potrebbe spingere la colonnina di mercurio a scendere anche sotto i 3/4°C (ma non oltre, altro che freddo russo!).
Effetti: oltre al freddo ci sarà di più?
Bella domanda! Come sempre accade in questi frangenti, l’azione marginale della colata d’aria fredda sul nostro settore, in assenza di un minimo depressionario in grado di convogliare anche masse d’aria più calda che si sovrappongono a quella fredda sottostante – generando nuvolosità estesa e precipitazioni, o, corposi moti convettivi dell’aria tali da generare nuvolosità e fenomeni –, le uniche speranze di poter avere nevicate a quote basse dalle nostre parti è affidata all’ormai ben conosciuto (dai lettori affezionati) effetto di condensazione dell’aria fredda in transito sulle acque ben più calde dell’Adriatico in nubi ed eventuali fenomeni, una volta incontrati i primi contrafforti montuosi della nostra regione.
Da questo punto di vista sarà la giornata di sabato quella maggiormente deputata a far sognare i “nevofili” con i mitici “trenini di nubi” in formazione tra il basso Adriatico e la Puglia (Adriatic Snow Effect), che potrebbero dispensare delle deboli o moderate precipitazioni nevose sulle aree raggiunte dalle nubi più consistenti.
Oltre al fattore atmosferico (turbolenze, addensamenti nuvolosi, Effetto ASE ed altri fenomeni termo-dinamici), ad impedire che eventuali fenomeni nevosi interessino anche le basse quote altimetriche, come quelle in cui si ritrova la Puglia centrale, sarà il fattore termico.
Quei 3 o 4 gradi che ci si aspetta saranno sufficienti per vedere la neve scendere fino a 300 metri di quota? Apparentemente, la risposta è NO, considerato che di gradi ce ne vorrebbero zero. Tuttavia, il fattore igrometrico (l’umidità) e l’intensità degli eventuali fenomeni hanno una loro fondamentale parte nel processo di mantenimento della precipitazione nevosa fino a bassa quota. Quando, infatti, una precipitazione è forte, è anche in grado di far tracimare più rapidamente e più corposamente l’aria più fredda esistente alle alte quote verso il basso, abbassando così lo zero termico, ossia il limite al di sopra del quale sono possibili solo precipitazioni nevose, mentre l’umidità relativa dell’aria ha un’influenza ancora più determinante, sebbene più complessa.
Il fattore igrometrico
A grandi linee, la neve che si forma e cade dalle nubi si trova sicuramente in ambiente con temperatura al di sotto del punto di congelamento. Man mano che il fiocco scende incontra strati di aria con temperatura positiva. A questo punto comincia a sciogliersi. Tuttavia, se l’aria è sufficientemente secca, l’acqua del fiocco che si sta sciogliendo tenderà ad evaporare e tale evaporazione – per un complesso processo termodinamico – raffredderà nuovamente il fiocco. La temperatura alla quale un corpo si raffredda per causa dell’evaporazione è chiamata “Wet-bulb”, oppure Temperatura del bulbo umido. Se questo raffreddamento porta la temperatura (wet-bulb) del fiocco al di sotto della temperatura di congelamento, allora ogni ulteriore scioglimento cesserà, con la conseguenza che il fiocco di neve medesimo resterà intatto fino a raggiungere il suolo.
In sintesi, perciò, se riusciremo a vedere qualche spruzzata di neve, specie nella seconda parte di sabato (ossia, nella fase con temperature più basse e con ancora attiva una moderata instabilità atmosferica, suscettibile perciò di nuvolosità e fenomeni), dipenderà essenzialmente dal tasso di umidità e dall’intensità delle precipitazioni, considerato che di certo non avremo temperature prossime a 0°C. Molto più certa la possibilità di vedere delle, sia pur non forti, precipitazioni nevose, si avrà invece nelle seguenti aree della nostra regione: Gargano, Monti della Daunia, Murgia barese (oltre i 500 mt.), forse alta Valle d’Itria.
Previsioni di neve quasi sempre inaffidabili nel medio/lungo termine
È chiaro che, come anticipato nel primo paragrafo, ci si sarebbe potuti aspettare ben altro rispetto a ciò che indicavano le carte meteo solo qualche giorno fa, a conferma della considerazione che la previsione di neve sul nostro territorio è per il 90% delle volte ardua e molto complessa e che, come si era già anticipato ad inizio settimana, gli effetti dell’irruzione fredda sarebbero dovuti esseri calibrati alla luce dei successivi aggiornamenti meteo.
E pertanto, per ulteriori dettagli sull’evoluzione che ci aspetta, attendiamo ancora un po’. Intanto, prepariamoci comunque per il freddo.