E’ un inverno decisamente fiaccato dalla sua stessa quasi-inattività quello che si sta palesando in questi giorni su molte aree d’Europa e soprattutto sul nostro sud Italia. Mancano tanto gli interventi freddi da nord o da nord-ovest (polari-marittimi) tanto quelli, ancor più freddi, da est o da nord-est (artico-continentali). Nessun blocco anticiclonico scatena tracolli barici che agevolino l’intromissione di aria fredda verso le basse latitudini d’Europa né, parallelamente, si stanno generando sul Mediterraneo quelle condizioni ideali affinché, attraverso la precipitazioni, vi sia una parvenza d’inverno almeno da questo punto di vista.
Oggi le massime hanno sfiorato i 17°C e l’aria di quasi primavera è risultata percepibile anche dai più freddolosi.
Qualcuno si chiederà: ma perché desiderare o semplicemente propendere per un inverno vero, freddo, che ci costringe a coprirci e che ci tiene infreddoliti anche quando siamo coperti e ci obbliga ad accendere il riscaldamento e a sprecare più danaro ed energia? Un solo motivo: è statisticamente verificabile che spesso se l’inverno «non riesce a fare l’inverno», difficilmente poi la primavera «riesce a fare la primavera», soprattutto nella prima parte del suo percorso stagionale.
E se la stragran parte di noi tutti auspica che la primavera giunga presto, è doveroso, d’altro canto, avvisare che più essa anticiperà, prendendosi parte dell’inverno, più l’inverno tenderà dopo a prendersi parte del tempo della primavera, e ciò, purtroppo, a tutto scapito della regolarità dei cicli stagionali, fattore che impatta in maniera non irrilevante sulle colture arboree della nostra zona, prime fra tutte mandorli e ciliegi.
Se osserviamo attentamente le carte meteo, sotto questo profilo vi è ancora ben poco che induca a credere che la sterzata stagionale in grado di evitare che la primavera arrivi troppo presto (con tutte le sue conseguenze) sia all’orizzonte. Dall’animazione delle carte sia bariche (carta sopra) che termiche (carta sotto) il colore predominante, seppur nelle sue varie tonalità (anomalie positive ora moderate, ora deboli, ora un po’ più forti) resta ancora il rosso per almeno un’altra settimana, se si eccettua il contenuto e fugace calo termico del week-end, anticipato da un passaggio perturbato tra le ultime ore di venerdì e le prime di sabato.
Soltanto durante la prima decade di marzo qualcosa potrebbe davvero cambiare nell’impianto configurativo a scala europea, tanto da poter mettere in conto un finale di stagione più dignitoso dal punto di vista del “Generale Inverno”, ma è ovviamente prematuro anche solo l’azzardare delle ipotesi plausibili a così tanta distanza previsionale da tale evento.