Mentre l’Europa nordoccidentale e l’Italia sono sotto l’azione stabilizzante di un campo altopressorio, che garantisce staticità atmosferica (malgrado non sempre ci sia il sole, considerata l’elevata umidità, le foschie e le nubi basse, che l’accumulo di vapor acqueo nei bassi strati genera), la Spagna è alle prese con un vortice ciclonico responsabile di precipitazioni anche a carattere alluvionale, balzate alla cronaca per le innumerevoli vittime che ha causato, specie a Valencia.
Quello formatosi sulla Penisola Iberica è un vortice ciclonico chiuso (una goccia fredda in quota), ossia non alimentato da un flusso d’aria instabile in movimento secondo la circolazione generale dell’atmosfera, ma che segue altre dinamiche circolatorie. La goccia fredda in quota, innanzitutto, non è una goccia d’acqua, ma un nucleo di aria fredda alle quote superiori dell’atmosfera. Quando la circolazione generale si dipana con ondulazioni particolarmente ampie, finisce per rilasciare alle medio-basse latitudini le cosiddette “saccature”, ovvero anse di bassa pressione, le cui estremità possono spezzarsi (in gergo si dice «Andare in cut-off») rilasciando in quota vortici isolati contenenti aria fredda, che iniziano ad avere vita a sé fintantoché la loro energia è sufficiente a sostenerle. Ma la caratteristica peculiare della goccia fredda è da ricercarsi essenzialmente nella sua collocazione tridimensionale. Se essa perde per attrito la sua struttura nei bassi strati, tende, al contrario, a mantenerla in quota e questo determina accesi contrasti a causa dell’aria fredda e densa (quindi pesante) che in altitudine sorvola quella più calda e meno densa (quindi più leggera) al suolo. Questa caratteristica fisica destabilizza la colonna d’aria e innesca una notevole turbolenza atmosferica, con attivi moti verticali che determinano lo sviluppo di temporali potenzialmente anche disastrosi, come quelli che hanno colpito la Spagna.
Questa struttura ciclonica, gradatamente, nei prossimi giorni tenderà a esaurissi sul posto e a essere integrata nella circolazione depressionaria atlantica. Ciò, tuttavia, determinerà un’estensione verso l’Italia della cellula di alta pressione posiziona attualmente su Inghilterra, Francia settentrionale e Paesi Bassi, e la conseguenza per il nostro Paese sarà la prosecuzione di un tempo ibrido, tra sole sulle alture e nubi basse e foschie, quando non nebbie, sulle aree pianeggianti, nelle valli e lungo i litorali.
Per quel che ci riguarda più da vicino, da domani al termine della settimana non vi saranno variazioni significative rispetto all’attuale situazione meteo-climatica con grigiore diffuso nelle ore più fredde della giornata e sole alternato a nubi basse durante quelle più calde, ma con una tendenza ad un graduale raffreddamento dell’aria a partire dal weekend per effetto delle rientranti correnti settentrionali, che l’espansione dell’alta pressione verso il centro Europa, e poi verso i Balcani, favorirà.
Inutile dire che la conseguenza più nefasta di questa evoluzione sarà l’aggravamento della siccità, che via via sta assumendo una dimensione sempre più rimarchevole, specie sul sud peninsulare, ove le piogge intense mancano da mesi e dove anche le riserve idriche negli invasi (specie quelli lucani, che più ci interessano e da cui attinge l’Acquedotto Pugliese) sono ormai inferiori del 60% rispetto allo scorso anno.
Quando potrà esservi una variazione?
Probabilmente non prima di una settimana, sempre che il possente anticiclone che sta per espandersi sull’Europa centrale lasci qualche sentiero percorribile dalle infiltrazioni di aria fresca da est o umida da ovest per rompere questo anomalo equilibrio e far ripartire un normale andamento stagionale.