In questo lungo articolo proverò a chiarire una serie di punti relativi all’attuale ingarbugliata situazione meteorologica, che sta interessando l’estremo sud d’Italia, permettendomi altresì di esporvi alcune altre mie ulteriori considerazioni.
Le differenze tra Depressione mediterranea, TLC e Medicane. La genesi del maltempo sul Mediterraneo centrale
Non è l’intensità dei fenomeni atmosferici o, più precisamente, la quantità di pioggia che cade, a definire un evento meteorologico come “Medicane”, contrazione linguistica dall’inglese di “MEDiterranean hurriCANE”, ossia di uragano mediterraneo, bensì due fattori essenziali:
- La transizione di un normale vortice di bassa pressione da semplice area depressionaria a struttura ciclonica alimentata esclusivamente dalle acque calde del mare ed avente, pertanto, un “warm core”, ossia un cuore caldo. Per meglio intenderci, le classiche aree cicloniche, o depressionarie, che investono le zone temperate, anche qualora si rivelino di forte intensità e presentino minimi barici assai profondi (vedi la Depressione semi-permanente dell’Islanda, che può raggiungere valori di pressione anche inferiori ai 970 hPa), hanno un’alimentazione di aria fredda al margine occidentale della struttura ciclonica, seguendo le ondulazioni del “getto polare”, che funge da nastro trasportare. La grande potenza della ciclogenesi di tipo tropicale, al contrario, deriva dalla grande energia termica accumulata nella stagione estiva dalle acque del mare. Tutta questa energia potenziale viene poi trasformata in energia cinetica, che produce lo scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno al centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare. Quest’anno, poi, soprattutto a seguito della caldissima estate vissuta, il tratto di mare ove si è sviluppata l’area ciclonica in questione presenta ancora considerevoli anomalie termiche positive della temperatura superficiale dell’acqua ed è pertanto non inusuale che in tali condizioni si generino delle figure bariche ibride, a metà tra le classiche aree depressionarie e i sistemi vorticosi ciclonici delle aree tropicali o subtropicali.
- La transizione da semplice vortice di bassa pressione di tipo extra-tropicale a ciclone mediterraneo a cuore caldo, ovvero TLC (Tropical Like Cyclone), un ciclone simil-tropicale, non basta, tuttavia, a rendere queste strutture depressionarie dei veri e propri “Medicane”. Il secondo fattore che difatti differenzia un ciclone mediterraneo, seppur di tipo tropicale, da un Medicane è l’intensità dei venti. Per rientrare infatti nella categoria di un uragano (quanto meno di categoria 1, secondo la scala Saffir-Simpson), i venti che ruotano attorno al core del ciclone devono superare i 118 Km/h. Solo allora un, seppur potente e disastroso vortice di bassa pressione, come un TLC, assume la denominazione di Medicane, ossia di uragano mediterraneo, in questo caso di categoria 1, ma in teoria sul Mediterraneo potrebbero anche raggiungere categoria 2.
La situazione attuale
Ad oggi, il vortice ciclonico attivo sul Mediterraneo centrale (e che negli ultimi giorni ha prodotto, purtroppo, vittime ed una vera e proprio alluvione su Catania e dintorni) è in fase di transizione verso un TLC, ossia un ciclone mediterraneo con struttura simil-tropicale, essendosi completamente isolato da alimentazioni fredde esterne, avendo una classica forma spiraleggiante attorno ad un minimo di pressione, avendo assunto una tipica barotropicità, ossia una struttura coerente a tutte le quote, presentando un “core caldo” al centro della struttura barica, essendo di fatto ormai quasi completamente alimentato dal contributo caldo-umido delle acque marine.
La sua attuale posizione è a circa 400 Km a est/sud-est di Malta e nel corso delle prossime ore tenderà a spostarsi ulteriormente verso sud-est, allentando temporaneamente la morsa del maltempo sulle già tanto martoriate aree di Sicilia e Calabria, ove finora si sono raggiunte cumulate pluviometriche eccezionali, che localmente hanno superato il quantitativo medio di pioggia che normalmente cade in sei/sette mesi.
L’evoluzione
La depressione subtropicale (al momento, è definibile tecnicamente ancora come tale) nel corso della giornata di domani, giovedì 28 ottobre, tenderà con ogni probabilità (tutti i modelli matematici confermano questo tipo di evoluzione) a compiere il “salto di qualità”. In sostanza, l’alimentazione del mare le fornirà ulteriore energia per intensificarsi, strutturarsi pienamente come un TLC e tornare a viaggiare verso nord-ovest, purtroppo in direzione della Sicilia orientale.
“TLC” ma NON “Medicane”
Nonostante il rinvigorimento della struttura depressionaria, il TLC non potrà essere assimilabile ad un uragano mediterraneo, giacché la velocità dei venti prevista non dovrebbe superare Forza 8, male che vada 9 (secondo la scala Beaufort dell’intensità dei venti), ben lontana perciò dal Forza 12 degli uragani.
Ad ogni modo, entro domani sera il vortice ciclonico mediterraneo in stile tropicale (TLC) tornerà a dispensare torrenziali precipitazioni a prevalente carattere di nubifragio ancora sulle stesse aree finora già investite da fenomeni meteorologici di rara intensità, con conseguente ulteriore allerta per rischio di alluvioni e dilavamenti.
Traiettoria del TLC
I modelli matematici ormai sono inclini nel delineare la traiettoria del TLC con le seguenti modalità e tempistiche:
- entro il mattino di venerdì: possibile landfall sulle coste catanesi. Massima allerta per tutta la Sicilia orientale con incessanti e copiosissime precipitazioni ad elevato rischio di alluvioni e dilavamenti, con venti molto forti (raffiche fino a 90 Km/h) sulla terraferma e quasi di tempesta sullo Ionio meridionale, ove è possibile che il moto ondoso raggiunga Forza 7/8 (scala Douglas) e risulti pertanto da molto agitato a grosso, con onde alte anche 6 metri;
- entro la mezzanotte di sabato: il modello GFS prevede un “tuffo” del TLC sul basso Tirreno attraverso lo Stretto di Messina, con netto miglioramento per la Sicilia orientale e brusco e sensibile peggioramento sulla parte settentrionale dell’Isola, mentre altri modelli più autorevoli (vedi ECMWF, ICON-EU) delineano una sua stazionarietà nei pressi dello Stretto di Messina, se non addirittura un nuovo e definitivo allontanamento verso lo Ionio;
- entro la fine di sabato/inizio domenica: definitivo collasso della struttura depressionaria.
Il tempo del nostro settore
Di conseguenza, la Puglia non verrà affatto interessata dalle spire cicloniche di questo ciclone mediterraneo e potrà anzi godere anche di un certo riscaldamento causato dall’arrivo di correnti meridionali. Potrà esservi un relativo aumento della nuvolosità specie nel corso delle prime ore di sabato, ma senza ulteriori conseguenze,
Da domenica sera, invece, prenderà avvio una nuova fase dettata dall’avanzata della Depressione d’Islanda verso l’Italia con parziale coinvolgimento anche della Puglia in una tipica fase di mezzo autunno, caratterizzata da venti sciroccali in rinforzo, nubi irregolari, qualche pioggia (forse per lunedì 1° Novembre), ma nulla di più.
Considerazioni finali
Questi eventi estremi hanno sempre fatto parte delle caratteristiche meteorologiche della tipologia climatica del nostro Mediterraneo. Nubifragi, alluvioni-lampo (non “bombe d’acqua”, tipico ed abusato termine di stampo giornalistico-sensazionalistico), allagamenti, grandine, venti molto forti, mareggiate, cicloni mediterranei di tipo tropicale FANNO PARTE DA SEMPRE DELLE CASISTICHE FENOMENOLOGICHE del nostro microclima.
Andrà solo eventualmente verificata la frequenza di tali fenomeni qualora – ma con i tempi che la climatologia usa per vagliare attentamente e tirare le somme da un punto di vista strettamente scientifico (su base almeno trentennale) – questa fase di surriscaldamento in atto continui e se, in ragione di ciò, inequivocabilmente sarà dimostrato che l’accresciuta frequenza (ed eventualmente anche l’intensità) di tali fenomeni si riveli per davvero proporzionalmente maggiore nel corso degli anni o decenni, non di certo per una stagione o per qualche anno.
A tal proposito, vale la pena ricordare, ad esempio, che nel 1951 sulla medesima area della Sicilia orientale in cinque giorni caddero 1500 millimetri di pioggia, il triplo della piovosità annua di quel territorio. E, a quell’epoca, sfiderei chiunque a dimostrare che il cambiamento climatico e le emissioni antropiche di CO2 c’entrassero qualcosa o fossero anche solo per sbaglio immaginabili.
Pertanto, andiamoci piano a parlare di cambiamenti climatici e di effetti catastrofici ad essi strettamente legati. Questa è materia delicata e, malauguratamente, troppo soggetta a manipolazioni da parte di chi vuole piegare certa informazione per trarne vantaggio, sia in termini puramente commerciali (vedi siti web acchiappa-clic), sia – cosa ancora più grave – in termini globali, influenzando le scelte dei governi nel dar credito ad apocalittiche previsioni circa una deriva climatica, tutta ancora da dimostrare, peraltro nella considerazione che le previsioni catastrofiste sin qui annunciate, da ormai decenni, non si sono mai avverate.
Certo, per fortuna che non si siano mai avverate e di certo vale l’assunto che prevenire è sempre meglio che curare! Qui, nessuno intende screditare le scelte “green” o anche solo lontanamente vagheggiare una preferenza per un deleterio inquinamento prodotto dai combustibili. Men che meno s’intende con ciò ritenere inesatte le scelte che molti governi stanno compiendo sulla sostenibilità, sulla green economy, sull’energia pulita, sulla riduzione degli sprechi. Che siano – anzi – scelte per davvero e prontamente messe in campo! Che tutti possano inequivocabilmente avere rispetto della Terra! Tuttavia, un conto è scegliere di avere rispetto di noi stessi e dell’ambiente, un altro conto è distorcere l’informazione affinché possa trovarsi un rapido ed efficace strumento di persuasione atto ad influenzare, senza se e senza ma, le fondamentali scelte di politica economica che attengono al clima (ma anche alle nostre tasche) e che andrebbero vagliate alla luce non delle verità imposte da certi consessi internazionali, ma da quelle poste sul tavolo da un sano – e non distorto e di parte – dibattito scientifico.
Oggi siamo tutti pronti ad emozionarci nel leggere di catastrofi varie, di apocalittiche previsioni da fine del mondo, di notizie strabilianti che possano emozionarci, quasi come se ormai non ci accontentassimo più del già visto, del normale, del consuetudinario. Ed ecco che a soddisfare le nostre esigenze più recondite e ad elevare la nostra attenzione provvedono i vari “esperti” della comunicazione d’assalto in disperata ricerca di clic che aumentino i loro numeri commerciali. Essi ci propinano continuamente una serie di notizie fantasmagoriche, con titoloni da cartellone pubblicitario, accompagnate da immagini violente e violentemente paurose, buttate lì nel web alla mercé di chi né conosce la meteorologia né intende approfondire in generale le proprie conoscenze. Notizie (spessissimo gonfiate, quando non del tutto false) che, rilanciate tra i social di facile acchiappo, si trasformano in sostanza in esche a cui con troppa semplicità abboccano i meno scaltri o gli utenti più impressionabili.
In questo piccolo e locale spazio di approfondimento, sappiate che si cercherà sempre, con tutta la forza della comunicazione il più possibile obiettiva, di dare informazioni accurate e di proporre un po’ di “cultura meteo”, scevra da idiozie e deliri collettivi. Spero vivamente che questo serva a rendere quei “pesci” del mare del web un po’ più scaltri e un po’ meno impressionabili.
Francesco Costante